Nasce a Rovigo nel primo dopoguerra da una famiglia poco agiata dove la mamma cresce da sola tre figlie. Con grande tenacia pari ai grandi sacrifici che ha dovuto affrontare, studia al conservatorio di Venezia dove si diploma con il massimo dei voti.
Debutta nel 1969 con la Bohème di Puccini e nel 1971 vince il concorso internazionale “Voci Verdiane”.
Dotata di un timbro vocale di grande bellezza e luminosità, si è esibita nei migliori teatri del mondo spaziando tra le opere di Donizetti, Rossini, Verdi, Puccini ed altri, raggiungendo livelli di particolare eccellenza.
Collabora con i più prestigiosi direttori quali Muti, Metha e Von Karajan e alle soglie dei sessant’anni debutta nel cinema e vince il Nastro d’argento come migliore attrice con “La seconda notte di nozze” di Pupi Avati. Prossimamente la vedremo sul piccolo schermo accanto a Terence Hill nell’ultima serie della fiction “Un passo dal cielo”.
La buona cucina ce l’ha nel sangue, come il pentagramma. L’abbiamo tutti ammirata condurre “In cucina con Rossini”, trasmissione televisiva di grande successo.
Una donna ostinata e tenace, nella vita e nella carriera, come la pianta del riso che da secoli ostinatamente e tenacemente caratterizza il nostro territorio, una terra piena di sacrificio e di bellezza insieme.
Nell’anno del decennale abbiamo premiato Katia Ricciarelli per la sua storia di bellezza e di arte, ma anche quale simbolo di tutte noi, tenaci donne del riso.
Dalle memorie storiche della Città di Chivasso, raccolte dal patrizio Don Giuseppe Borla verso il 1780, compare questa testimonianza:
“Diverse piccole chiese o cappelle oltre alle già descritte si videro alzare sopra il territorio di Chivasso, parte rovinate e parte ancora sussistenti a comodo dei vicini particolari, cioè quella eretta nella regione detta del Cerello (così detta dalla nobile famiglia Cerello che molti effetti possedeva in essa regione, già propri del pubblico di Chivasso, dal quale passarono a titolo di permuta al Marchese del Monferrato (trasferimento del Cerello 1305) e da questi alla oggidì Real Casa di Savoia, concessi poi da essa in perpetua enfiteusi dai quali n’è al presente investita la Contessa San Martino di Marsaglia) sotto il titolo di San Grato.”
In seguito la proprietà appartenne ai diversi casati nobiliari, ed in ultimo alla moglie del conte Stefano Gallina, ministro delle Finanze di Re Carlo Alberto, presidente onorario della Associazione Agraria Subalpina e socio onorario dell’Accademia dei Georgofili di Firenze, per successione passò al figlio Giovanni Gallina distintosi come diplomatico.
All’interno delle iniziative di Confagricoltura Donna, il 3 settembre 2014 abbiamo visitato l’azienda agricola Cascina Monsignore. Ad accoglierci Maria Teresa Ballauri.